Storia - Il ventennio fascista

Con l’avvento del fascismo la vita amministrativa di Santa Brigida subì sensibili cambiamenti, a cominciare dall’abolizione della carica di sindaco e dall’introduzione del podestà, direttamente nominato dal potere centrale. L’attività amministrativa locale si ridusse ad una semplice applicazione delle direttive emanate dall’alto e sempre sotto uno stretto controllo burocratico che tolse ogni spazio all’iniziativa locale. La conseguenza fu una lunga stagnazione delle opere pubbliche e degli interventi per lo sviluppo economico. Uniche eccezioni furono l’allacciamento delle abitazioni all’impianto elettrico (ultimato però già nel 1920), la posa delle condutture per l’acquedotto pubblico (1930), l’attivazione del servizio pubblico di linea e la costruzione della variante alla strada dei portici di Averara, ultimata nel 1939, che consentì il transito degli autobus e dei veicoli pesanti. Un certo impulso ebbero le iniziative di carattere sociale, quali l’applicazione delle leggi sulla tutela della maternità e dell’infanzia e gli incentivi alla scolarizzazione e ampio spazio fu riservato alle manifestazioni pubbliche e di propaganda introdotte dal regime, come la costituzione delle organizzazioni giovanili paramilitari e l’introduzione del sabato fascista. Non mancarono però iniziative socio-culturali autonome rispetto al movimento fascista e solitamente agganciate all’ambiente parrocchiale: nel 1927 fu fondato il Corpo bandistico e già da alcuni anni era attivo il Circolo Giovanile “Contardo Ferrini”, che si esercitava anche con rappresentazioni teatrali. Sempre in campo teatrale, dopo la pausa della guerra, riprese l’attività la compagnia filodrammatica “Stella Alpina”, che già nel primo decennio del secolo aveva calcato le scene dell’alta Valle con recite assai apprezzate.

Il ventennio fascista

In genere la popolazione (a parte i pochi che si schierarono apertamente con il fascismo, per convinzione o per opportunismo) si adeguò con una certa rassegnazione al nuovo regime, accettandone passivamente le manifestazioni esteriori senza condividerne l’ideologia. Molti però furono costretti ad aderire al partito, specie tra i pubblici funzionari, i professionisti, i commercianti e gli artigiani, perché senza la tessera rischiavano di perdere il posto o cessare l’attività. Sul piano economico, accanto all’emigrazione, la voce principale rimase la zootecnia, accompagnata dall’agricoltura e dallo sfruttamento dei boschi. Quanto alle attività commerciali e artigianali, in quegli anni si verificò un certo sviluppo, in concomitanza con l’intensificarsi della villeggiatura estiva; tuttavia il livello di redditività, rapportato alla non rilevante consistenza numerica dei potenziali clienti, rimase piuttosto basso.