Storia - Autonomie ed esenzioni

Per quanto soggetta alla Signoria, la Valle Averara riuscì sempre a mantenere vivo il senso di appartenenza ad una comunità locale ben individuata e circoscritta. Inoltre, dopo la metà del Trecento, il duca di Milano Bernabò Visconti nell’intento di rinsaldare la propria autorità e acquisire il consenso delle popolazioni soggette alla sua giurisdizione concesse una serie di autonomie amministrative ed esenzioni fiscali. Le imposte erano comunque assai gravose e di varia natura: tra queste va segnalato l’obbligo di corrispondere annualmente una partita di 200 pesi (pari a circa 16 quintali) di formaggio ben stagionato. La situazione migliorò dopo il 1365, quando Bernabò, per recuperare il consenso delle valli situate in zone di confine, che ormai erano in maggioranza del partito guelfo, sottoscrisse con loro i pacta vallium, cioè una serie di accordi con le varie comunità locali che le esentavano dai dazi sui prodotti di largo consumo (vino, pane, sale, formaggio). Anche la Valle Averara poté così beneficiare di questa condizione di valle esente che le garantiva la completa separazione dalla città e dal suo territorio. Un ulteriore passo in avanti nella conquista dell’autonomia amministrativa venne compiuto nel 1388, quando il nuovo duca Gian Galeazzo Visconti concesse la facoltà di designare il vicario civile scegliendolo tra le persone della valle.

L’antica Valle Averara