Storia - Santa Brigida nella Seconda guerra mondiale e durante la Resistenza

La Seconda guerra mondiale portò nuovi lutti anche alla comunità di Santa Brigida che dovette lamentare la morte di 6 soldati, caduti o dispersi nella campagna di Russia o deceduti nei campi di prigionia tedeschi, mentre altri giovani pagarono con la vita la loro attività antifascista. Tra i tanti giovani di Santa Brigida che si opposero al regime fascista vanno segnalati Paride Borsotti, partigiano della divisione Garibaldi e poi internato in Germania e Fortunato Lazzaroni, di Piazza Molini, che sperimentò il dramma dei lager nazisti: dopo aver fatto le campagne di Grecia e di Russia dove prese parte alla battaglia di Nikolajewka, finì ai lavori forzati in Germania. Un giorno reagì con uno schiaffo a una delle tante prepotenze di un guardiano tedesco e per questo venne spedito nel lager di Bergen Belsen. Ma poiché questo campo era strapieno, venne subito trasferito a Buchenwald, dove trascorse due mesi, e poi finalmente il campo fu liberato dall’esercito alleato. Ma anche gli altri giovani rifiutarono in massa l’ordine di arruolarsi nell’esercito della RSI e scelsero di darsi alla clandestinità. Una dozzina di loro finirono però nelle mani dei Tedeschi che li spedirono a lavorare in Germania fino alla fine della guerra. Importanti episodi degli anni della Resistenza a Santa Brigida sono legati alla presenza della colonia del Patronato San Vincenzo che dopo l’8 settembre divenne il punto d’appoggio per l’espatrio clandestino di esponenti antifascisti ed ebrei braccati dalla polizia nazifascista.

Santa Brigida nella Seconda guerra mondiale e durante la Resistenza Qui stavano nascosti in attesa di essere accompagnati verso il confine svizzero attraverso le montagne dell’alta Valle e la Valtellina. Tra coloro che trovarono scampo a Santa Brigida figurano i liberali Alfonso Vajana e Bortolo Belotti, il comunista Ettore Tulli, Carlo Zilocchi, Luigi Bruni e Cristoforo Pezzini, futuro senatore democristiano. Con loro, centinaia di ex prigionieri alleati, fuggiti dal campo di concentramento della Grumellina e molti giovani bergamaschi, renitenti alla leva e intenzionati a darsi alla macchia. A Santa Brigida, inoltre, si costituì, per iniziativa di Ettore Tulli, una delle prime formazioni partigiane della nostra provincia, la banda “Pisacane” che tra ottobre e dicembre 1943 partecipò ad alcune azioni contro la Repubblica Sociale Italiana, tra cui gli assalti alla centrale elettrica della Guzzi di Mandello e al rifugio Savoia dei Piani di Bobbio, prima di sciogliersi a seguito dell’arresto di Tulli. Il paese si segnalò anche per uno scontro a fuoco avvenuto nella tarda primavera del 1944 tra un reparto fascista e un gruppo di partigiani: una sparatoria, breve ma intensa a Carale dove la facciata dell’albergo San Lorenzo fu completamente bucherellata dai proiettili sparati a raffica e la campanella della chiesa fu perforata da una pallottola. Nel corso della stessa azione, i fascisti incendiarono una cascina a Taleggio dove ritenevano che fossero stati nascosti dei partigiani.