Storia - Il secondo dopoguerra: i riflessi del “miracolo economico"

I primi anni del dopoguerra furono piuttosto difficili per la popolazione di Santa Brigida, alle prese con una situazione economica resa precaria anche dagli insufficienti proventi della zootecnia e delle attività artigianali. Alla fine degli anni Quaranta la situazione occupazionale migliorò in seguito alla costruzione delle dighe di Cassiglio, Ponte dell’Acqua e Altamora con le relative centrali di Piazzolo e Olmo al Brembo, dove trovarono anche molti muratori di Santa Brigida. Nel decennio successivo si cominciarono a sentire i primi segnali del cosiddetto “miracolo economico” che stava interessando il resto dell’Italia e che cambierà poi la vita sociale ed economica del paese. Nel 1957 le famiglie di Santa Brigida erano 269 con un totale di 966 abitanti (497 maschi e 469 femmine); si erano avute 13 nascite, 12 decessi e 10 matrimoni; c’erano 65 famiglie con più di 7 componenti e 68 persone avevano più di 70 anni. Il 78 per cento delle famiglie possedeva la radio, ma solo 7 erano i televisori presenti in paese e 8 erano gli abbonamenti privati al telefono; le automobili erano pochissime, mentre c’erano diverse motociclette.

Il secondo dopoguerra: i riflessi del miracolo economico

Importante era ancora in quegli anni il fenomeno dell’emigrazione, che costituiva la prima fonte di reddito, seguita dall’allevamento, dal turismo e dal settore artigianale-industriale. Gli emigranti stagionali, diretti soprattutto in Francia e Svizzera, erano circa 200; il comparto zootecnico, forte di un totale di 192 capi di bestiame, interessava quasi tutti le famiglie; il turismo estivo contava su quasi 1500 villeggianti; l’industria si reggeva su due cave di gesso e l’artigianato contava meno di una decina di piccole imprese. Negli anni seguenti la situazione ha subito una radicale trasformazione: il settore agrozootecnico si è ridotto a voce economica marginale, mentre il secondario e il terziario hanno aumentato la loro importanza, grazie anche ai posti di lavoro reperiti fuori paese. L’emigrazione verso l’estero ha cominciato a ridurre la sua portata, mentre si è intensificato il fenomeno del pendolarismo giornaliero e settimanale verso il fondovalle brembano e le zone industriali dell’area bergamasca e milanese. Il settore artigianale, basato in particolare sull’edilizia, sulla lavorazione del legno e sulla fornitura di servizi, ha visto nascere una ventina di imprese, mentre quello commerciale ha raggiunto la consistenza di una quindicina di esercizi.