Storia - Guelfi e ghibellini in Valle Averara

Diversi sono gli accenni alla Valle Averara contenuti nel Chronicon. Il 19 febbraio 1393 apprendiamo che fu ucciso in Valsassina da tal Massera, guelfo, e da alcuni compagni, un cittadino di Averara, di nome Matana della Fontana. Un paio di mesi dopo, il 17 aprile, i ghibellini averaresi si unirono a quelli del resto dell’alta Valle e in numero di 150 scesero verso Camerata Cornello, dove tesero un’imboscata nella zona della Val Secca ai guelfi del Cornello e di San Giovanni Bianco, uccidendone una trentina. Il successivo 30 luglio i ghibellini di Taleggio e Averara, guidati dagli Arrigoni, uccisero 11 guelfi della famiglia Iannoni di Taleggio, derubandoli di tutto il bestiame. Il 10 dicembre 1393 i ghibellini di Averara e Taleggio e di numerose altre terre, assieme ai rappresentanti dei Suardi, si incontrarono a Pavia con i capi guelfi, guidati dai Bonghi e dai Rivola, per raggiungere un accordo di pace. La Valle Averara era rappresentata da Jacopo della Fontana e da tutta la sua parentela. I convenuti promisero solennemente di porre termine alle discordie, alle oppressioni, agli incendi, ai furti e alle stragi, stabilendo gravi pene per chi avesse violato il trattato. Ma fu una pace effimera, infatti le lotte ripresero ben presto, violente come prima e a poco valsero altri tentativi di pacificazione compiuti negli anni seguenti. Altri riferimenti del Chronicon alla Valle Averara riguardano esponenti della famiglia ghibellina dei Pecis che vivevano a Villa d’Almé, nella zona del Ventulosa. Il 16 dicembre 1393 venne aggredito e fatto prigioniero un Suardi che era ospite di Zanino de Pecis detto Cavagni. Nel dicembre 1404, sempre alla Ventulosa, venne aggredito e ferito Montano de Pecis, che poi morì il 28 dicembre dello stesso anno. Altre vittime della faida guelfo-ghibellina furono un non meglio precisato mulattiere, aggredito e ucciso nel 1398, mentre stava trasportando olio, e un altro anonimo averarese sorpreso dai guelfi il 5 aprile dello stesso anno a San Pellegrino mentre si dirigeva verso l’alta Valle, conducendo 7 muli carichi. Il malcapitato mulattiere se la cavò con uno spavento e poté continuare il viaggio, ma un suo compagno di strada, Rainaldo di Valtorta, riconosciuto appartenere al clan dei Suardi, fu trucidato sul posto. Le lotte continuarono ancora per alcuni anni con esito alterno e si placarono solo nel 1408, con la sottomissione della Bergamasca a Pandolfo Malatesta.

L’antica Valle Averara