Storia - L’ordinamento dell’antico Comune della Valle Averara

Il governo del Comune spettava all’assemblea dei cittadini maschi maggiorenni, che si riunivano periodicamente, convocati dal suono della campana maggiore, per deliberare sui vari aspetti della vita amministrativa del paese. L’assemblea era valida se erano presenti i due terzi degli aventi diritto e le deliberazioni erano assunte con votazione segreta. All’assemblea spettava il compito di eleggere le cariche pubbliche e anche la nomina del parroco e dei sindaci della parrocchia. Le norme dello Statuto imponevano l’elezione annuale di quattro consoli, uno per ogni squadra, col compito di amministrare il paese, applicando le norme statutarie e le deliberazioni dell’assemblea comunale. Oltre ai consoli, l’assemblea eleggeva annualmente dodici sindaci o consiglieri (tre per ogni squadra), quattro banditori (uno per squadra), un caneparo (addetto alla canepa o caneva, cioè al magazzino pubblico) un servitore (messo comunale), due estimatori (addetti all’estimo dei beni) alcuni campari (guardie campestri), e un notaio, figura quest’ultima di particolare rilievo, in quanto deputato ad attribuire validità giuridica agli atti pubblici e privati tra i cittadini. A partire dal periodo visconteo, l’assemblea cittadina ebbe anche il potere di eleggere il vicario che aveva il compito di amministrare la giustizia.

L’ordinamento dell’antico Comune della Valle Averara