Itinerario: L’Antica Strada per la Valtellina




Le coordinate dell’itinerario
Itinerario lineare lungo e suggestivo che ripercorre l’ultimo e più elevato tratto dell’antica strada pedonale che metteva in collegamento l’alta Valle Brembana con la Valtellina attraverso il “Passo della montagna d’Averara”, poi detto di S. Marco, prima della costruzione della Strada Priula.
Località di partenza: Caprile basso (m 840) Quota massima: m 1.985 (Passo di S. Marco)
Tempo di percorrenza: h 5:30-6Dislivello in salita: m 1.160 circa
Periodo consigliato: da maggio-giugno a ottobreDifficoltà: E (escursionistico)

Da Caprile basso o inferiore (m 840; fontana), si segue verso Nord la bella mulattiera che sale lungo il fianco idrografico destro della Val Mora, fiancheggiata dalla nuova pista agrosilvopastorale (indicazioni). Accompagnato anche dal segnavia 110 il tracciato arriva in breve a Losco, grumo di stalle e fienili a tutta pietra, a monte del quale si unisce a quello proveniente da Caprile alto. Si supera dunque la Val Serrada (ponticello) e, dopo un breve tratto su pista, si sale a sinistra sull’acciottolato (résc) dell’antica mulattiera.

L’antica strada di valle
L’itinerario ripercorre in questo tratto l’antica strada per il “Passo della montagna d’Averara”, poi detto di S. Marco, che per secoli costituì il prolungamento verso Nord della cosiddetta “Via Mercatorum”, medioevale tracciato che da Bergamo saliva in Valle Brembana toccando Selvino, Serina, Dossena e Cornello dei Tasso. Fattezze e dimensioni del manufatto sottolineano l’importanza di quella che, prima della realizzazione della Strada Priula, era per lo Stato Veneto la principale via di collegamento con i territori valtellinesi e, oltre i passi dello Spluga e del Settimo, il cuore dell’Europa. Averara era l’ultimo importante centro prima del tratto sommitale che saliva al passo e il suo quattrocentesco porticato un fondamentale luogo di sosta e organizzazione delle carovane. Alternando salite lievi ad altre più decise il tracciato, a tratti inciso nella roccia e sorretto da muri in pietra, sale nel bosco superando una frana e una serie di vallecole (attenzione ai tratti esposti). Più avanti si spiana ed esce nella radura pascoliva di Ponte dell’acqua, ove un ponticello in ferro permette di guadagnare l’altro lato della valle. Tra una più rada vegetazione, limitata dalle colate detritiche che le soprastanti pareti rocciose del Dosso Gambetta e del Montù alimentano in continuazione, si prosegue in salita, che si fa decisa quando la mulattiera rimonta un gradino vallivo.

Il lago di Valmora
Si raggiunge così la casa dei guardiani della grande diga a gravità che trattiene le acque del Lago di Valmora, uno dei pochi bacini orobici completamente artificiali. Un breve tunnel (a sinistra della casetta) e un tratto di salita permettono di guadagnare la sommità del manufatto (m 1.545), dove il panorama si apre sul lago e sulla retrostante conca alpestre. Si continua lungo la strada sterrata che costeggia lo specchio d’acqua e taglia in graduale salita le porzioni inferiori delle alpi Parissolo e Ponteranica. Poco dopo il primo tornante la si abbandona per quella che verso sinistra raggiunge la già visibile Casera Cul (m 1.714). Da lì, con bella traversata a ponente lungo una gippabile ci si porta verso il Piano dell’acqua nera, notevole torbiera ricca di eriofori e carici, ove si incrocia il Sentiero delle Orobie Occidentali proveniente dal Rifugio Benigni.

Cà San Marco e la Strada Priula
Seguitolo verso destra (segnavia 101), si contorna la testata di valle e si raggiunge Cà S. Marco (m 1.831), nella seconda parte unitamente al sentiero proveniente dal Passo di Verrobbio (segnavia 161). Il massiccio edificio, oggi adibito a rifugio, venne edificato tra il 1593 e il 1594 dalla Serenissima con il duplice scopo di dare assistenza alle carovane che percorrevano il tratto sommitale della Strada Priula e di garantire la costante percorribilità di quest’ultima attraverso la presenza di un custode. Nelle vicinanze dell’antica “Sosta”, lungo la provinciale per il valico, sorge anche il più recente Rifugio Passo S. Marco 2000, ove è possibile pernottare. La Strada Priula, dal nome del suo ideatore Alvise Priuli, podestà di Bergamo dal 1591 al 1593, venne realizzata dai veneziani sul finire del Cinquecento con l’obiettivo di evitare le gabelle imposte dal Ducato di Milano alle mercanzie dirette verso i Grigioni e il centro Europa e di minare il predominio della “via d’acqua” lungo il Lario, di proprietà appunto degli acerrimi nemici. Facendo riattare alcuni tratti della vecchia strada di valle e costruendone altri di nuovi, il Priuli riuscì a realizzare il suo progetto, che però, a causa delle effettive difficoltà del percorso e dei mutamenti del panorama politico, non ebbe il successo sperato. Seguendo la Priula ci portiamo dunque al Passo di S. Marco (m 1.985), in antico detto anche “Colmo di Albaredo”, dove il panorama si apre sulla Valle del Bitto di Albaredo e sull’articolata cresta delle Alpi Retiche, caratterizzata dai profili del Ligoncio, del Badile, del Cengalo e del Disgrazia.

Il ritorno a Caprile
Tornati a Cà S. Marco si prosegue lungo la strada asfaltata e poi a destra sul sedime in pietra della Priula sino a raggiungere, in corrispondenza di un tornante della provinciale, presso la Casera di Ancogno Vago (m 1.765), l’avvio della strada di servizio della diga Alto Mora. Seguendone il tracciato si torna presso il Lago di Valmora, donde ripercorrendo l’itinerario dell’andata si torna a Caprile basso.

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