Tradizioni - La pisa ègia

Secondo un’antica tradizione popolare, che però non ha riscontri nei documenti storici, questa manifestazione intende rievocare una vicenda che si sarebbe svolta all’inizio del Seicento, quando i rettori della Valsassina decisero di imporre agli abitanti della Valle Averara una nuova unità di misura per il peso delle merci. La decisione trovò però l’opposizione decisa degli amministratori della Valle che inviarono a Lecco i loro rappresentanti per cercare di ottenere il mantenimento della pesa vecchia. Le loro missione ebbe successo, i rappresentanti riuscirono a convincere in funzionari governativi a non introdurre le nuove modalità di peso e quando tornarono in Valle Averara comunicarono a gran voce alla popolazione che rimaneva in vigore la pisa ègia. La gente della Valle manifestò il proprio entusiasmo girando in corteo per le contrade e suonando i campanacci per festeggiare l’evento. Ancora oggi, a ricordo di tale avvenimento, ogni anno alla vigilia dell’Epifania i campanacci del bestiame legati ai fianchi degli uomini risuonano per le vie di Santa Brigida. Il lungo corteo si conclude al campo sportivo, attorno a un grande falò.

La pisa ègiaIl corteo, a cui partecipano anche numerose persone provenienti dai paesi vicini, è caratterizzato da una serie di soste in corrispondenza di ogni bar e ristorante, mentre la popolazione si affaccia alle finestre o scende in strada per accogliere in suoni assordanti dei ciocc. La sfilata viene poi ripetuta anche a Cusio, dove la tradizione della pisa ègia viene ricordata con un corteo che parte dal colle della Maddalena e scende fino in paese. Con ogni probabilità questa spiegazione della tradizione non è plausibile, in quanto nel Seicento la Valle Averara non aveva più da tempo legami civili con la Valsassina e con lo Stato di Milano, da cui era stata separata nel Quattrocento. La tradizione potrebbe essere derivata, non si sa per quali vie, da quella analoga che ha per teatro la località di Bellano, sul lago di Como, dove pure ogni anno si ricorda la pesa vegia. Secondo recenti studi relativi a questa località, nel 1605 vi fu l’emanazione di una grida, a cura del Conte di Fuentes, che annullava una precedente sua riforma del 1604 e ripristinava in uso le vecchie unità di misura. Le vicende che seguirono sono le stesse di cui si è parlato a proposito della Valle Averara e culminarono con il mantenimento della pesa vecchia e con la festosa accoglienza da parte della popolazione, riunita sulle rive del lago, dell’imbarcazione che recava la bella notizia. Relativamente alla Valle Averara, si è voluto accomunare, in epoca abbastanza recente, questa manifestazione a quella di Bellano, ma in realtà tra le due tradizioni non c’è alcuna affinità: più semplicemente da noi si tratta della rievocazione di uno dei tanti riti propiziatori che accompagnavano l’inizio del nuovo anno in varie località (vedi la cacciata del zenerù, la giobiana, la cacciata di marzo, la chiamata dell’erba) e che si esprimevano con rumorosi incontri a base di suoni di campanacci, l’accensione di falò e festosi cortei per le contrade.